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Così le cose diventano reali. « Kaizen Mental Training

Kaizen Mental Training Blog

Così le cose diventano reali.

 

 

 

 

 

 

 

Tutto è comunicazione, ognuno di noi comunica; che stia zitto o urli, in maniera forbita o meno, frequentemente o di rado, che se ne accorga o non lo sappia…ma ciò che contraddistingue ogni essere umano sul pianeta Terra è che egli non può non comunicare. In questa serie di articoli affrontiamo insieme quei casi in cui i problemi comunicativi (con noi stessi ancor prima, rispetto a quando interagiamo con gli altri) causano convinzioni limitanti, e che quindi ci fanno stare peggio, limitano il controllo che abbiamo di noi stessi e riducono il benessere personale di cui disponiamo. Saranno articoli semplici, con piccoli strumenti di facile intuizione e agevole utilizzo.

 

 

 

Abbiamo parlato, nel precedente articolo, di come ci siamo ormai abituati, ahimè, a considerare reali e in vita quelle espressioni come ‘Ansia’, ‘Paura’, ‘Panico’, ‘Sfiducia’ che altro non sono se non semplici parole inserite in un contesto verbale, ad esempio, una frase, conosciuta ed utilizzata da tutti noi come: ‘Che angoscia vedere quella persona, ciò che mi dice mi fa venire sempre una rabbia!’. Abbiamo capito che, in realtà, esse non sono cose tangibili, quindi non sono reali: non le possiamo toccare, non le possiamo pesare, né vedere… e quindi non sono concrete. Abbiamo imparato a dare loro unicamente un nome, e dunque possiamo definirle ‘nominalizzazioni’.

 

 

 

E’ diverso considerare l’angoscia come una cosa vera, viva e funzionante, rispetto a sapere essere solo un nome che si attribuisce quando entrano in gioco determinate condizioni, vero? Quasi come a voler descrivere con una parola sola, un insieme di caratteristiche che si sviluppano in determinate circostanze ed in certi frangenti; e niente di più, niente di incontrollabile o autonomo. Oggi cercheremo di ragionare insieme su come distinguere cosa ci succede quando ‘Abbiamo l’ansia’, ‘Ci manca la fiducia’, e via dicendo…e cosa, invece, realmente avviene.

 

 

Quando avvengono queste nominalizzazioni, accade come se noi compissimo una distorsione della realtà: distorciamo, cioè, quello che concretamente sta accadendo, dando un semplice e banale nome che racchiuda una serie di azioni, sensazioni, convinzioni e traduzioni del mondo (esterno e interno) per descrivere ciò che stiamo vivendo; ciò che, più correttamente, ci stiamo traducendo e comunicando in base al significato da noi attribuito. Questa vaghezza di linguaggio crea incomprensioni, con noi stessi e con l’esterno. E’ importante, in questa fase, quando accade ciò, fare cadere queste incomprensioni. Raddrizzare queste distorsioni mettendo in dubbio la convinzione limitante che vi sta dietro, e non andarci contro volendo smontarla come molte correnti psicologiche insegnano. Avremmo solamente un rafforzamento della credenza già in atto. E’ compito di un buon mental coach, invece, aprire il modello del mondo del proprio cliente, ampliare la mappa a sua disposizione, allargandogli le possibilità ed i significati, le traduzioni e i ragionamenti. Solo così si riuscirà ad effettuare un vero e proprio miglioramento.

 

 

 

La Programmazione Neuro Linguistica in questo ambito ha contribuito enormemente: alla base di questa disciplina troviamo sempre quell’affiancamento con il cliente che permette al coach di lavorare più in profondità e con maggiore qualità; contrariamente, invece, a quanto avviene con altre scuole psicologiche che prevedono una sorta di ‘scontro’ tra le opinioni del ‘paziente’ e le convinzioni del terapeuta. Se io sono convinto di qualcosa, e qualcuno mi viene a dire che non è così, senza farmi capire che mi ha compreso quantomeno…io mi infastidisco e mi avvicino ancora di più alla mia idea. Preferisco l’approccio del ragionamento, dell’apertura mentale e della comprensione di come si riesca a pensare in quella direzione. In PNL questo strumento di affiancamento è definito ‘Rapport’: capire e fare capire al cliente di essere con lui e di riuscire a capirlo, insieme alle sue ragioni, prima di proseguire e affrontare il miglioramento personale.

 

 

 

Come dicevamo poco fa, a volte siamo abituati a trattare come reale qualcosa che in realtà è astratta: da qui nascono gli stati negativi, i disagi e il malessere. Quando ci capita ciò, quando pensiamo o diciamo frasi come quelle elencate finora, impariamo a domandarci ‘Che cosa intendo esattamente per …?’: scandagliamo e evidenziamo, al meglio, ogni motivazione che ci faccia pensare ‘Che stress quella cosa’, ’Non ho più la fiducia necessaria per…’, ‘La felicità che mi da fare questo, non me la da nient’altro.’, eccetera. Ricordiamoci che stress, fiducia, felicità, paura, ansia, angoscia, sono nominalizzazioni, non sono reali, ma astratte.

Lo scopo di questo articolo è riuscire a capire insieme che cosa significhi, esattamente, ‘avere’ tutte queste nominalizzazioni: dentro di noi succede qualcosa? E’ un’emozione? Batte più forte il cuore? E’ qualcosa che ci diciamo, magari ripetutamente, a scatenarci la paura? Oppure l’angoscia ci ‘viene’ perchè ci immaginiamo, magari con un filmato e delle immagini, cosa potrebbe accadere da qui a poco? Si tratta di qualcosa che ci direbbe qualcun altro? E’ qualcosa che abbiamo già vissuto? Insomma, le motivazioni e le caratteristiche sono molteplici. Iniziamo a decifrarle, a accorgerci di esse. Di sicuro, ‘la paura’ di qualcosa avrà un peso minore, ‘l’angoscia’ vissuta finora in una certa situazione avrà una traduzione più piacevole, ‘la fiducia’ in noi stessi potrà essere replicata se non migliorata. Ricorda: ogni qualvolta ti accorgi di pensare, esprimere o ascoltare da qualcun altro una frase contente una nominalizzazione, domandati (o domanda): “Che cosa intendi esattamente per …?” Ed elenca, magari anche in forma scritta le prime volte se ti facilita il compito, le proprietà e gli elementi distintivi che ti risaltano agli occhi e che caratterizzano la nominalizzazione: ciò che vedi, o che provi, che ti dici o che ascolti, ha una conseguenza in te? E’ localizzata a livello di sensazione corporea? E’ un ragionamento? Sono immagini mentali che ti fai immaginando cosa succederà tra poco? E’ già successo? Sei tu che ti ripeti qualche pensiero? Di che tipo è? Eccetera, eccetera…questi sono solo esempi…lascia che il tuo cervello si accorga da solo delle caratteristiche, delle forme e delle entità…tu lascialo lavorare in questa direzione e in questa nuova modalità…annota i particolari, le rilevanze… Dalla descrizione della nominalizzazione, al controllo delle caratteristiche singole.

 

 

Così le cose diventano reali…

 

 

 

Con Passione, Nicola P.

 

 

 

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