E’ inutile negarlo: noi esseri umani veniamo mossi da due forze dominanti. Le nostre vite, le nostre scelte, le nostre azioni, i nostri pensieri, vengono determinati da due potentissimi principi. Veniamo mossi e indirizzati da essi, ogni giorno, in ogni occasione, ad ogni pensiero: il dolore ed il piacere. Quando pensiamo a qualcosa od a qualcuno, in maniera naturale e spontanea, operiamo dei collegamenti, delle connessioni, vere e proprie strategie di pensiero che vanno ovviamente ad influire sul comportamento futuro. Che si tratti di mettersi o meno il gel al mattino, che abito indossare la sera, o scelte più importanti come quelle lavorative, decisioni personali…noi filtriamo ogni cosa attraverso il piacere che ci darà la scelta X o il dolore che proveremo con la scelta Y. Dopo qualche tempo chiaramente questi automatismi diventano spontanei e naturali: neanche ce ne accorgiamo. O meglio, smettiamo di accorgercene.
Ed è qui che, invece, bisognerebbe starci ancor più attenti. Il rischio, come si può facilmente intuire, è quello di far radicare in noi delle abitudini (di pensiero in questo caso) che poi non sapremo fare nel caso in cui volessimo liberarcene.
Sto dando per scontato, qui, che ognuno di noi non intenda ragionare e pensare sempre allo stesso modo, con la stessa qualità di riflessione che aveva a 10 anni. Proseguo rimanendo convinto che ognuno di noi faccia tesoro dalle singole esperienze di vita e che venga supportato da esse nel corso del tempo affinché colga sempre le decisioni migliori per quel momento specifico grazie al passato ed ai suoi insegnamenti. Come diceva Einstein “I problemi non possono essere risolti allo stesso livello di pensiero (conoscenza) che li ha creati.”
Facciamo ora qualche esempio esplicativo: quando andiamo a comprare un gelato, operiamo una scelta tra i vari gusti cioccolato, crema, panna, pistacchio, fragola, stracciatella, ecc ecc…giusto? In quel momento la nostra mente ci dice quale di essi ci piace di più. Quando scegliamo un paio di jeans, eseguiamo la stessa procedura: ‘con quello strappato non mi ci vedo, preferisco il denim normale perchè ha una versatilità maggiore’; con un’automobile stesso discorso: ‘voglio questa perché ha un design più accattivante, ho già posseduto questa marca e voglio continuare a servirmi delle sue vetture, mi piace questo modello con i cerchi da 17’’ e (ad esempio) vorrei acquistare il modello a km zero che avete esposto qui così risparmio un po’ perchè altrimenti spenderei troppo’. Sono tutti esempi banali, ma pratici per spiegarmi al meglio. Siamo tutti d’accordo che queste sono decisioni ‘leggerine’, giusto? Ci danno, però, l’idea di come arriviamo a ragionare quando si tratta di compiere una scelta.
Come saprai dai miei articoli precedenti (che trovi su www.KMTraining.it) non mi baso mai sui contenuti dei pensieri, ma principalmente sulle loro caratteristiche e modalità strutturali. E’ da come viene impostata una connessione logica che riusciamo modificarla, migliorarla; non sui contenuti.
E’ importante capire come avviene un ragionamento, su quali caratteristiche si basa, perché poi ci verrà più facile andare ad operare quando si tratterà di scelte più importanti di quelle citate poco fa.
Quando sarai (o sei) di fronte ad una scelta decisiva, rilevate ed influente tu agirai in base alle stesse motiv-azioni. In base, cioè, alle stesse caratteristiche e modalità di pensiero. Tutti operiamo delle scelte. ‘Voglio questo e non quello perchè questo mi piace di più’, ‘mi rispecchio di più’, ‘mi fa stare più a mio agio’, ‘mi rende più sicuro’…(VERSO). ‘no questo no perchè non mi piace’, ‘non mi ci vedo per niente così’, ‘meglio l’altro: questo non mi convince’…(VIA DA).
Vai verso il piacere delle cose, o ti allontani dalla paura o dolore che ti potrebbero causare?
Operiamo delle vere e proprie valutazioni guardando quelle che sono le nostre richieste, le nostre pretese, le nostre intenzioni…e l’oggetto in questione, le conseguenze e le sensazioni che ci darà.
Riflettici un istante e ripensa ad una scelta che hai preso. Magari che ti è venuta spontanea. Non hai pensato in questo modo? Non hai forse compiuto questi passaggi mentali?
Il punto è che quando si tratta di decidere se prendere la panna o il cioccolato, possiamo anche sbagliarci: magari mangeremo un gelato non proprio gustoso per noi. Ma quando si tratta di decidere per la propria felicità, il proprio benessere (il lavoro, magari; una storia sentimentale…il grado di soddisfazione verso se stessi…), le cose scottano un po’ di più. Sbaglio?
Ho dato questo titolo all’articolo perchè forse riassume meglio di altri il concetto: tu, che tipo di persona sei? Che intenzioni hai per la tua vita? Quando devi decidere qualcosa valuti scegliendo i benefici che trarresti o evitando il più possibile i dispiaceri?
Alcuni studi hanno dimostrato che la maggioranza di noi tende ad ‘evitare’ il dolore, cerca di allontanarsi via da esso…piuttosto che indirizzarsi verso il piacere che potrebbe ritrovare’.
Io ti do un consiglio, anche per esperienza personale: cerca di capire quale sia il tuo motore, quale sia la forza che ti muove verso o via dalle cose; sei più motivato e deciso quando puoi ottenere qualcosa che ti piace particolarmente o quando a costo di non stare male eviti la paura e non ti metti in gioco?
Un grande personaggio diceva che ‘Se i tuoi sogni non ti spaventano, non sono grandi abbastanza’…difficile dargli torto eh?
Riferito a te stesso, cosa ne pensi?
Quando si tratta della persona che sei e che vorresti essere, come ragioni? Hai più paura di migliorare (per le conseguenze che non hai mai provato, le fatiche, i benefici ai quali non credi di esser pronto o di meritare) o desiderio di crescere (magari sbattendo in qualche angolo ma seguendo la strada maestra, perchè sai di valere di più)
Arturo Toscanini sosteneva che ‘Nessuno sa quale sia il massimo che possa raggiungere.’ E tu lo sai? Credi che a 15 anni, 18 anni, 25 anni, 35 anni, 50 anni, 70 anni, tu non possa migliorare? Preferisci stare al caldino della tua convinzione di sempre? Quella sì che la conosci, quella sì che è valida: l’hai sempre avuta! Meglio di lei chi ti fa stare?! Peccato che nelle diverse età che ho citato tu avessi anche altri vestiti, altre taglie magari, altri gusti, altre capigliature, non avessi ancora visto certi posti, letto certi libri, amato in modo diverso, provato certe emozioni, imparato a guidare, appreso un lavoro…vere e proprie sfortune non è vero?
Credi siano maggiori i benefici dei successi ottenuti o delle partite non disputate?
Ti lascio con una frase di un certo Michelangelo alla quale sono particolarmente legato: “Il rischio maggiore non è che la nostra meta sia troppo in alto per poterla raggiungere, ma che sia troppo in basso da permetterci di raggiungerla.”
Con Passione,
Nicola P.
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